
*Nerium oleander* L., specie monotipo del genere Nerium (famiglia Apocynaceae), è una pianta arbustiva sempreverde largamente utilizzata nell’ornamentale mediterranea per la sua prolungata fioritura estiva, la tolleranza a condizioni pedoclimatiche estreme e la valenza estetica nei contesti paesaggistici xerici. Originaria delle sponde meridionali e orientali del Mediterraneo, si è naturalizzata in numerose regioni a clima subtropicale, dove è apprezzata come pianta da siepe, frangivento e coltivazione isolata.
La letteratura botanica (ad es. Flora Europaea, Tutin et al., 1972; Pignatti, 2017) conferma la sua ampia adattabilità ecologica, mentre studi recenti ne hanno approfondito la fisiologia idrica in condizioni di stress (Aronne & De Micco, 2001). Tuttavia, la sua coltivazione professionale richiede conoscenze specifiche, sia per massimizzare la fioritura sia per gestire correttamente la tossicità intrinseca dei suoi metaboliti secondari.
Caratteristiche morfologiche e fenologia
L’oleandro è un arbusto sempreverde che in condizioni ottimali può raggiungere i 4–6 m di altezza, con portamento espanso e ramificazione basale.
- Foglie: disposte in verticilli di 3 (raramente opposte), coriacee, lineari-lanceolate, lunghe 10–15 cm, con margine intero e apice acuto. La superficie adassiale è lucida e di colore verde scuro, quella abassiale opaca con evidente nervatura mediana. La cuticola spessa e l’epidermide ricca di stomi profondamente infossati conferiscono elevata resistenza alla traspirazione (Fahn & Cutler, 1992).
- Fiori: ermafroditi, attinomorfi, riuniti in corimbi terminali; il calice è diviso in 5 sepali, la corolla gamopetala tubulosa termina in 5 lobi patenti. Gli stami, inseriti sul tubo corollino, presentano appendici membranose che guidano gli insetti impollinatori. La fioritura si estende, nei climi mediterranei, da fine maggio a settembre, con eventuale rifiorenza in autunno mite.
- Frutti: follicoli lineari di 10–15 cm contenenti numerosi semi provvisti di pappo sericeo, caratteristica adattativa per la disseminazione anemofila.
Tassonomia, cultivar e miglioramento genetico
Secondo la classificazione attuale (APG IV, 2016), il genere Nerium è strettamente affine ai generi Thevetia e Cascabela. La specie coltivata è praticamente intraspecifica, ma presenta una notevole variabilità fenotipica sfruttata nella selezione ornamentale.
Le cultivar più diffuse si differenziano per:
- Colore e morfologia del fiore (‘Album’, fiore bianco; ‘Petite Pink’, fiore doppio rosa; ‘Italia’, fiore semplice rosso carminio).
- Portamento (forme nane come ‘Petite Salmon’ adatte alla coltivazione in contenitore).
- Fogliame variegato (‘Variegata’ con margini crema).
La ricerca vivaistica recente (Sartori et al., 2019) ha introdotto cultivar a ridotto contenuto di oleandrina per una maggiore sicurezza d’uso in contesti urbani e scolastici.
Ecologia e adattamenti fisiologici
*N. oleander* è tipico delle formazioni ripariali mediterranee e si comporta come specie eliofila, meso-xerofila e calcifila.
- Resistenza alla siccità: la pianta adotta strategie di xeromorfismo quali la cuticola ispessita, la riduzione dell’area fogliare in condizioni di stress e la capacità di mantenere il potenziale idrico fogliare mediante un’efficiente regolazione stomatica (De Micco et al., 2002).
- Tolleranza alla salinità: sperimentazioni condotte in Spagna (Arrebola et al., 2010) hanno dimostrato una soglia di tolleranza fino a 4 dS/m di conducibilità elettrica senza riduzione significativa della fotosintesi.
- Resistenza all’inquinamento urbano: grazie alla cuticola cerosa, le foglie sono relativamente resistenti al deposito di particolato atmosferico e gas ossidanti.
Tecniche colturali per la massima fioritura
Dal punto di vista agronomico, la gestione colturale deve tenere conto delle esigenze specifiche:
- Substrato: preferisce terreni ben drenati, con pH subalcalino (7,0–8,0). In suoli argillosi compatti è opportuno migliorare la struttura con sabbia silicea e torba bionda.
- Irrigazione: benché tolleri la siccità, un’irrigazione di sostegno, profonda e diradata, mantiene la continuità fiorale. Stress idrici eccessivi causano la caduta precoce delle corolle.
- Concimazione: apporti primaverili di concimi a prevalenza fosfo-potassica (rapporto NPK 1:1:2) stimolano l’induzione fiorale. Ottimali i microelementi Fe e Mn per evitare clorosi ferrica su terreni calcarei.
- Potatura: si esegue dopo la fioritura o a fine inverno, eliminando rami deboli e sfoltendo la chioma per stimolare nuovi getti fioriferi. Potature drastiche (a 30–40 cm da terra) ogni 3–4 anni favoriscono il rinnovo vegetativo.
- Moltiplicazione: la propagazione agamica per talea semilegnosa estiva, trattata con acido indolbutirrico (IBA 0,3%), garantisce un’ottima radicazione in 4–6 settimane.
Tossicità e fitotossicologia
Tutte le parti della pianta contengono glucosidi cardioattivi, in particolare oleandrina, neriina e digitossigenina, che agiscono sull’inibizione della pompa sodio-potassio delle cellule miocardiche. Studi tossicologici (Sehgal et al., 2012) documentano effetti letali in mammiferi a dosi minime.
È quindi imperativo:
- Utilizzare guanti durante potature o manipolazioni.
- Evitare il contatto con occhi e bocca.
- Non bruciare i residui, poiché i vapori sono irritanti e tossici.
- Non impiegarlo in contesti con bambini piccoli o animali domestici incustoditi.
Fitopatologia
In condizioni di stress e squilibrio colturale, l’oleandro può essere soggetto a:
- Tumore batterico (Pseudomonas savastanoi pv. nerii), che induce galle iperplastiche sui rami; prevenzione mediante disinfezione attrezzi e rimozione dei tessuti infetti.
- Cocciniglie (Aspidiotus nerii) e afidi (Aphis nerii), vettori di fumaggine; controlli con oli bianchi minerali e insetticidi sistemici.
- Fungi opportunisti come Cercospora nerii (macchie fogliari brune), gestibili con rameici o strobilurine.
Valenza paesaggistica e sostenibilità
Grazie alla sua plasticità ecologica, l’oleandro è ideale per:
- Barriere frangivento costiere e siepi ornamentali in aree urbane a bassa manutenzione.
- Progetti xeropaisaggistici in combinazione con Lavandula spp., Rosmarinus officinalis e Agave americana.
- Rinaturalizzazione di scarpate e alvei fluviali a clima mediterraneo.
- Dal punto di vista ecologico, la pianta offre rifugio a insetti pronubi ma non rappresenta una risorsa mellifera significativa.
La coltivazione professionale di Nerium oleander richiede una gestione tecnica avanzata per esaltare le qualità ornamentali e contenere le criticità legate a tossicità e fitopatie. Pianta emblematica del paesaggio mediterraneo, l’oleandro rimane un elemento imprescindibile per giardini e spazi pubblici ad alta insolazione, purché gestito con consapevolezza e competenza.
La sua combinazione di resilienza fisiologica, valore estetico e longevità lo rende un oggetto di interesse sia per il vivaista che per il paesaggista, oltre che un modello di studio per l’adattamento delle piante ornamentali ai cambiamenti climatici.
Caratteristiche di Nerium oleander
Tipo di pianta: arbusto sempreverde ornamentale
Famiglia botanica: Apocynaceae
Origine: aree mediterranee e zone costiere; in Italia è particolarmente diffuso nelle regioni centro-meridionali, ma si adatta facilmente a gran parte del territorio, ad eccezione delle aree montane con inverni rigidi
Dimensioni: in età adulta raggiunge mediamente 2–3 metri sia in altezza sia in larghezza, formando una chioma densa e armoniosa
Colore dei fiori: gamma cromatica che spazia dai diversi toni di rosa fino al rosso, al bianco puro e al crema
Foglie: strette, lunghe e coriacee, di forma lanceolata con apice acuto, di colore verde medio tendente al glauco
Periodo di fioritura: prolungato, dall’inizio dell’estate fino a fine stagione
Esposizione ideale: pieno sole, condizione che massimizza la fioritura
Resistenza al freddo: buona nelle zone a clima mite; può subire danni sotto i –5 °C
Tossicità: tutte le parti della pianta sono altamente tossiche per animali domestici, bambini e adulti
Attrattiva per la fauna utile: sì, i fiori sono visitati da api, farfalle e altri impollinatori